Thursday, May 29, 2008

Intervista Renato Zero - da Sorrisi e Canzoni

Metti una sera a cena con Renato e suo figlio

Alla vigilia dell'uscita del suo ultimo disco, il cantautore regala a Sorrisi una grande esclusiva

12/11/2003


di Aldo Vitali

Un ristorante romano. Una bottiglia di vino rosso. Una famiglia di zingari. E un ragazzo di 30 anni che se non telefona a casa si prende una sgridata dal papà, il signor Fiacchini (in arte Zero). Un papà che rimpiange il passato, accusa la televisione di addormentare la gente e confessa: «Noi diversi diamo sempre fastidio...»
Fulmini nel cielo di Roma. Come un effetto speciale a illuminare l'arrivo di Renato Zero al ristorante dei Parioli dove ha appuntamento con Sorrisi per parlare del suo nuovo album, «Cattura». Renato posteggia il maggiolone nero in seconda fila, entra e gli avventori, per lo più manager in giacca e cravatta e dalle pettinature supercurate, lo seguono con lo sguardo: sono attirati dalla persona più lontana da loro che possa esistere. I camerieri si inchinano. Lo accompagnano al tavolo. Renato si siede. Con lui c'è Roberto. Roberto ha 30 anni e dal marzo scorso si chiama Fiacchini di cognome. Perché Renato Zero (il cui vero cognome è appunto Fiacchini) l'ha adottato ufficialmente. Questa è la prima volta che il figlio di Renato Zero parla con un giornalista.
Sorrisi - Partiamo da Roberto, signor Zero. Dopo 12 anni che vive con lei, ora è ufficialmente suo figlio. Che cosa prova a essere padre alla sua età?
Zero (maglione nero, pantaloni neri larghi, con grandi numeri stampati in bianco, cuffia di lana nera che terrà in testa per tutta la cena. Si accende una sigaretta)- Ho 53 anni, lui 30, una distanza non improbabile tra padre e figlio. Il nostro rapporto si basa sul dialogo, sulla convivenza. Essendo io un single, le difficoltà sono maggiori. Quando si è in due e c'è anche una mamma è tutto più naturale. Ma Roberto è stato fortunato, finché è stata viva, ha avuto almeno il tempo di godersi la mia, di mamma (è scomparsa 3 anni fa).
Sorrisi - Roberto, com'è Renato come padre?
Roberto (imbarazzato, ci pensa su un po' prima di rispondere) - Devo dire che è comprensivo. Per certe cose rompe, c'è molto contrasto su alcuni argomenti, ma sulle faccende personali nessun problema.
Sorrisi - Per che cosa rompe, allora?
Roberto (titubante) - Mah...
Zero - Parla, Robe', parla pure...
Roberto Beh... rompe quando intervengo sulle sue scelte artistiche, di lavoro.
Zero (perde la pazienza) - A Robe', io lavoro con Zero da anni, so come deve muoversi, che cosa deve fare, tu non puoi rompere il… Tu sei figlio di Renato Fiacchini, non di Renato Zero. Senza Fiacchini, Zero non c'era, so io come questa creatura va trattata… Quando Zero ha il raffreddore chi è che gli dà l'aspirina? Fiacchini. Insomma, tu devi voler bene al padre Fiacchini, e Zero non deve interferire nelle questioni di famiglia. Il famoso triangolo, in questo caso, no!
Sorrisi - Sull'album c'è una canzone carica di pathos, «Figlio», che è dedicata a te, Roberto. Ti piace?
Roberto - Sì, mi piace molto e mi ci sono riconosciuto.
Zero (si versa un bicchiere di Morellino di Scansano) - C'è poco da dire, quella canzone è amore puro.
Sorrisi - Che musica ascolti?
Roberto - La musica italiana, i classici, Battisti...
Sorrisi - E le canzoni di Renato Zero, ti piacciono?
Roberto (senza grande entusiasmo) - Sì, abbastanza.
Zero (un po' offeso) - Ma se quando ti ho conosciuto ti sei presentato con una mia cassetta! C'avevi "Prometeo", c'avevi...
Antipasto di prosciutto. Una ragazzina molto bella, in look Dolce & Gabbana, si avvicina al tavolo per chiedere un autografo. Parla con un accento curioso.
Zero (a colpo sicuro) - Tu sei di Napoli!
Ragazzina - No, sono zingara.
Zero (ammiratissimo) - Ah, zingara... che bello! Vi adoro. Quando giravo col tendone di Zerolandia molti zingari lavoravano per me. E mi hanno insegnato a parlare "scinto".
Dal tavolo vicino, si alza il padre della ragazzina. Elegantissimo e carico di bracciali d'oro e di anelli. Spiega che stanno festeggiando un compleanno. Hanno abbandonato il nomadismo, ora vendono automobili. Chiede a Renato se può andare a salutare sua moglie. Renato si alza e va.
Roberto (traffica con il telefonino) - Scusami, c'è un messaggino dalla mia fidanzata.
Sorrisi - Perché non l'hai invitata stasera?
Roberto - Perché è a Firenze, studia restauro. L'anno prossimo ci sposeremo.
Sorrisi - Papà è contento? Vuoi avere dei figli?
Roberto - Papà è contentissimo. Lo farò diventare nonno. E lo sfratterò pure da casa...
Renato accenna "tanti auguri a te", la ragazzina quasi sviene: un buon compleanno cantato dalla voce inimitabile di Renato Zero! Che ritorna al tavolo, dove lo aspetta un piatto di spigola e patate.
Sorrisi - Dicevamo del disco... ricorda lo Zero degli anni 70.
Zero - È un ritorno al passato, senza vergogna. C'è un minimalismo calcolato. E molto divertimento. Ci sono pezzi tipo «Triangolo», per intenderci. Il filo conduttore di questo lavoro è il mio occhio, un po' specchio e un po' macchina da presa. Io leggo i giornali, ma soprattutto giro per le strade e faccio il giornalista per uno Zeronews tutto personale. E poi c'è la passione, il vero sentimento positivo, una medicina efficacissima e tra le meno costose. L'album si intitola «Cattura» perché catturare è un vocabolo tribale, rievoca la fatica sana del guerriero di portare a casa la preda. Avevo 18 canzoni, ma ne ho messe soltanto 13 sennò mi veniva l'Eneide...
Finita la spigola, si accende l'ennesima sigaretta.
Sorrisi - Lei fuma molto. Eppure la sua voce nel disco è bellissima, come non succedeva da un po'… Zero Ma poi le lascio lì, mica le fumo fino in fondo...
Sorrisi Che cosa rimpiange degli anni 70?
Zero C'era più rapporto diretto tra le persone. Oggi il futuro è a breve termine, c'è una cecità totale, si ragiona su 24 ore e basta. E poi oggi si pensa al clamore, non all'interesse della massa, c'è la mania di andare a caccia di mostri, pensi alla storia della mamma di Cogne. Oggi il benessere è una leggenda, in realtà c'è più solitudine. Quando andavamo al Piper, trovavamo una famiglia. Ora nelle discoteche si trovano le pastiglie per stare da soli, per annullarsi.
Sorrisi - Trovava, al Piper, una famiglia ben strana... Giovani controcorrente, diversi...
Zero (prende del pane, toglie la mollica e mangia solo la crosta) - Per parlare di diversi devi essere diverso. La diversità non ha aiutato me, né Pasolini né Oscar Wilde. La persona diversa è più sensibile, fa paura perché ha talento e libertà. La diversità è un premio e non significa necessariamente omosessualità o perversione. Cristo è stato il primo diverso.
Sorrisi - Suo padre era un poliziotto. Un uomo "normale"...
Zero - I colleghi lo prendevano in giro, gli dicevano «non ti vergogni di avere un figlio omosessuale?» (non usa proprio questa parola...), ma con lui non ho mai avuto problemi, perché mi conosceva. E mi capiva. Tra noi c'era un grande rapporto di fiducia.
Sorrisi - Forse i poliziotti colleghi di suo padre non accettavano nemmeno il fatto che lei fosse un artista, un cantante...
Zero (sorride sornione) - No, no, io mi sono cominciato a stranire molto prima di cominciare a suonare la chitarra... Direi che tutto è cominciato con un incontro con Anna Magnani.
Sorrisi - Davvero ha conosciuto la Magnani?
Zero - Non proprio. Avevo 11 anni, ero sulla Prinz con mio padre, fermo al semaforo. Ci affianca una Giulietta grigio topo e vedo questo braccio di donna pieno di bracciali, amuleti e cose strane e una mano passata intorno a 'sti capelli neri. «Papà, quella è Anna Magnani!», urlo. Lei mi guarda, mi dice «Ciao nì» e riparte. È stato uno shock.
Sorrisi - Torniamo ai dischi. Non pensa che costino troppo?
Zero - Già, e la gente li prende dai vucumprà. Finirà che un giorno il presidente della Sony Music sarà un eritreo… Ma costano tanto perché costa farli. Per avere dei bei suoni, dei bravi musicisti, ci vogliono 4-500 milioni di lire.
Sorrisi - Lei ragiona ancora in lire...
Zero - Sì, perché gli euro hanno cancellato un nostro simbolo, è come se avessero abolito la lingua italiana. Io ragiono in lire per motivi sentimentali... e comunque penso che sui dischi gli artisti dovrebbero mettere l'indirizzo di casa, così se fanno un album brutto i fan sanno dove andarli a prendere...
Sorrisi - Già, i fan. Nessuno in Italia ha mai avuto un seguito appassionato come il suo.
Zero - Certe confidenze i ragazzi non le fanno agli amici o alla famiglia, ma a me sì. Ho avuto problemi con i fan, sono stato braccato, assediato, erano pericolosi per loro stessi e per me, mi mandavano biglietti d'amore che erano ricatti. Per colpa loro ho perso un sacco di amici, credo che anche la mia lunga storia con Lucy (la ragazza legata a Renato negli anni 70) sia finita in parte per colpa loro. Credo che in fondo siamo stati puniti.
Sorrisi - Che cosa pensa della tv? Il suo programma su Raiuno che doveva spaccare il mondo fu invece un flop...
Zero (assume un'espressione luciferina) - Io non ero l'artista che pensavano che fossi e me l'hanno anche detto. Non è stata colpa mia, ma della Rai. Venni pubblicamente sconfessato dal presidente della Rai Zaccaria, "mi sono sbagliato", disse. In realtà non mi dettero retta. Mi spararono in mezzo a una lotteria di sponsor. Io poi non ho mai amato fare la tv, ci vado di tanto in tanto solo per farmi vedere dai fan. Per esempio andrò da Panariello, che mi imita così bene...
Sorrisi - E come spettatore?
Zero (gustandosi una coppetta di mirtilli e gelato) - Io non guardo la tv, è lei che guarda me. Non so se questa tv ci vuole punire in qualche modo, non voglio credere che noi siamo gli abitanti di questa costantinopoli televisiva, di questo circo: il bello del circo è che non parla, si esprime coi gesti e coi barriti, con il leone che non ne può più però monta sullo sgabello per dimostrarti che sei tu da domare. Invece questa tv doma noi, costringe la persona a stare su una poltrona per ore e ore...
Sorrisi - E Internet? Che rapporto ha con i computer?
Zero (disgustato) - Il mondo oggi è troppo piccolo per i miei gusti, con Internet e con la tv non c'è più la sorpresa di viaggiare, di scoprire...
Roberto - Non è vero! Quando vai nel deserto, come sono andato io in Libia questa estate, ti stupisci sempre. Devi comunque arrivarci, in Libia...
Zero - Già, ma tu Roberto ci sei andato stracarico di computer. C'avevi dietro 'na casa... E hai mezzo distrutto il mio fuoristrada... E poi non prendevano i telefoni, ma guarda te dove dovevi anna'...
Sorrisi - Era preoccupato?
Zero - Per forza, sono stato un mese senza notizie...
Roberto - Non è vero, ti chiamavo quando potevo... dai posti pubblici, facevo ore di attesa per sentirti...
Caffè. Conto. Altre sigarette. Progetti raccontati di corsa. Fonopoli, la città della musica, che forse parte davvero. Cinema, chissà. Vengono a dire che bisogna spostare un maggiolone nero in doppia fila. Renato esce salutando camerieri e avventori. Sembra che li benedica.
Fuori il cielo di Roma è sempre illuminato dai fulmini. Padre e figlio salgono in macchina. Nessuno dei due vuole guidare. Alla fine, cede Renato.
Sorrisi - Lei va a letto presto?
Zero - Prima no, facevo mattina. Ora sì, al massimo alle due.
Ora che è diventato un padre di famiglia.

Per saperne di più...
Il sito ufficiale di Renato Zero www.renatozero.com